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correreQuesto è stato il primo libro che ho letto di David Grossman, anche se ho già recuperato Che tu sia per me il coltello dopo innumerevoli segnalazioni positive e consigli, e devo dire che mi è davvero piaciuto molto. La storia è avvincente e drammatica, anche se l'ingenuità e la "purezza" di uno dei protagonisti, Assaf, ci regala anche dei momenti divertenti.

Si parla di una ragazza, Tamar, sulle tracce del fratello tossicodipendente ormai lontano e introvabile da mesi e la sua battaglia per ritrovarlo e riportarlo a casa salvo. In realtà la cosa è più difficile del previsto perché Shay, così si chiama il fratello, è tenuto quasi in "ostaggio" dall'organizzazione artistica per la quale si esibisce per le città di Israele, una sorta di mafia degli artisti da strada, gente che ha perso ogni speranza e vive alla giornata soddisfatta di poter esprimersi con la propria arte in cambio di quattro soldi e un piatto di minestra. La storia è narrata parallelamente sulle vicende di Tamar appunto e di Assaf, il ragazzo che, cercando di ritrovare il padrone di un cane randagio di nome Dinka recuperato dal canile. Assaf si imbatterà e verrà risucchiato in questa storia suo malgrado, infatti il cane è di Tamar, e proprio il cane lo condurrà per le strade di Gerusalemme a partire dai luoghi a lui noti fino a fiutarne di altri, sempre di corsa, prima per trovare Tamar e poi per scappare dagli inseguitori.

Capiteranno mille cose, si incontreranno personaggi e luoghi di ogni genere. Verranno mostrate le diverse facce di una stessa medaglia, quelle "pulite" di Assaf, ragazzo esemplare, di buona famiglia, frequentatore di luoghi "per bene", studente capace e piuttosto imbranato con le ragazze, e quelle invece più "sporche" e torbide di Tamar, con una famiglia sfasciata dalle vicende del fratello, disperata e capace di tutto pur di riaverlo vicino. Un rapporto fratello-sorella profondo e drammatico, una storia che mi ha davvero toccato fino all'ultima riga.

Le figure di Assaf e Tamar sono due figure bellissime, profonde, simbolo della loro età di giovani ragazzi nati e cresciuti a Gerusalemme, con le loro debolezze, le loro certezze, gli amici, le storie d'amore, le famiglie. Imparerete a conoscerli attraverso i loro pensieri e le riflessioni che di frequente faranno durante questa corsa parallela, una corsa per mano ma a distanza. Ho amato davvero questi personaggi, entrambi allo stesso modo, entrambi per un diverso perché e sono certo li amerete anche voi!

Dalla quarta di copertina avevo intuito che Assaf e Tamar si incontravano subito, fin dall'inizio, invece non è così. I due si incontreranno proprio sul finale del libro e questo "cammino parallelo" per tutto il romanzo, rende sempre avvincente e intrigante ogni capitolo... Naturalmente non voglio dire altro, non mi piace fare spoiler, ho già detto abbastanza! Ma credetemi che di cose ne capitano tantissime e la storia non potrà che coinvolgervi! Hanno fatto anche un film che io non ho visto (infatti il libro ha già qualche anno), ma che recupererò a breve perché sono curioso di vedere come sono state trasposte alcune cose su pellicola. In definitiva si tratta di una bella storia, con dei personaggi ben caratterizzati che si amalgamano perfettamente tra di loro. David Grossman è entrato così nella mia vita da lettore e sicuramente mi darà altre soddisfazioni in futuro... Ne sono certo 🙂

L'avete letto? Che ne pensate? Avete visto anche il film?

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madrenotteE' il primo libro di Kurt Vonnegut che leggo e sono rimasto davvero piacevolmente soddisfatto di averlo fatto! A parte Mattatoio n. 5, che ho ordinato e mi deve arrivare, non conoscevo questo autore nemmeno per "sentito dire". L'ho "incontrato" tra le pagine di Lo strano mondo di Alex Woods e ho deciso di approfondire. Sono andato alla mia libreria di fiducia cercando appunto Mattatoio n. 5 ma non l'avevano. Avevano solo questo titolo in duplice copia tra l'altro. E quindi, volendo leggere Vonnegut il prima possibile, l'ho acquistato (tra l'altro con il 25% di sconto della campagna di Luglio!)

Bene, questo è un romanzo che parla di una ex-spia degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, infiltrato tra i tedeschi e considerato uno dei più grandi ispiratori delle gesta naziste. Proclamatore di discorsi sulla "razza pura" su stazioni radio a onde corte, in realtà trasmette dei messaggi cifrati per dare informazioni agli Stati Uniti. La sua storia inizia dalla fine, da una prigione Israeliana da dove deve essere processato per i suoi crimini di guerra (presunti o no, questo lo scoprirete leggendo il libro!).

Sarà una storia raccontata in maniera agrodolce, con pathos drammatico e stoccate brillanti; sempre con un linguaggio sopraffino, metafore elaborate e un modo "spigliato" e diretto. Verrà raccontata la "verità" (benché in questo libro sia sempre messa in discussione) di Howard W. Campbell, il protagonista appunto, la sua storia dall'inizio, la storia della sula famiglia, dell'arrivo in Germania prima della seconda guerra mondiale, di sua moglie e della famiglia di lei. Verranno esaminati momenti, episodi, frasi, azioni. La vita di Campbell verrà messa in discussione, tutta, dall'inizio fino alla fine, fino alla prigione Israeliana. Ma non pensate sia un romanzo "di guerra" nell'accezione più comune del termine. E' un romanzo del dopo-guerra inteso come uno stato mentale. Del dopo-catastrofe, del dopo. Il dopo psicologico di chi ha combattuto, non importa da quale parte della barricata, e di quella guerra porta cicatrici non necessariamente sulla pelle. Chi ha fatto cosa? Chi era nel giusto? Ma era giusto agire così? Oppure agendo in un modo che sembrava giusto in realtà si causava danno immane? Kurt Vonnegut mette a nudo la mente di Campbell, la sua ascesa e la sua rovina, il sogno di una vita ritrovata e poi... E poi non posso dirvi altro perché altrimenti ve lo racconto! 🙂

Insomma, dovete comprarlo! Se non conoscete l'autore come il sottoscritto quando l'ha acquistato beh, l'ho fatto io, lo potete fare anche voi! Io l'ho trovato molto bello, anche se al momento non ho il metro di paragone con il più acclamato Mattatoio n. 5, ma vi dirò senz'altro a breve!

lostranomondosialexwoodsUn giorno, girovagando in rete tra i vari siti Mondadori, Feltrinelli, Amazon e co, mi sono imbattuto in questo titolo, che mi ha subito colpito. Anche la copertina mi ha subito colpito. Ho cliccato, letto la trama e aggiunto in wishlist. Si, decisamente interessante!
Esattamente il giorno dopo, alla libreria Giunti che c'è al centro commerciale che frequento per le spese di casa, sullo scaffale delle offerte e promozioni c'era proprio lui, Lo strano mondo di Alex Woods, e per di più scontato del 25%! Beh, insomma, se non è destino questo! Preso 😀

Non l'ho letto subito, l'ho messo in libreria in mezzo alle decine e decine di libri già li in attesa di lettura, ma un bel giorno mi ha di nuovo attirato come quella volta su internet e quindi via, ho deciso di mettermi a leggerlo. Bene, voglio che sappiate fin da subito che metto questo libro già nella mia top ten di quest'anno. Uno dei libri più belli che abbia letto non solo negli ultimi tempi ma proprio in generale. Una storia commovente e ironica allo stesso tempo, un connubio di emozioni e sensazioni diverse che coesistono perfettamente in un nucleo pronto ad esplodere da un momento all'altro, proteso verso un finale "ovvio" ma non nel senso di "banale", bensì nel senso che ne trae in questa storia; ovvero il finale "giusto". Ma a parte le mie folli elucubrazioni mentali, vi accenno alla trama così come è scritto in quarta di copertina, aggiungendo qualche altro dettaglio (ma senza spoilerare niente, non temete!)

Questa la trama dalla quarta di copertina:

⟪Per Alex Woods la notte è un momento magico, l'unico momento in cui può gettarsi la paura alle spalle. Ogni notte si affaccia alla finestra per guardare le stelle. La stanza è invasa da libri di astronomia, la sua passione. Studiare le eterne e immutabili leggi che regolano l'universo è l'unico modo per fuggire dalla sua vita disordinata. Alex sa cosa significa essere strano. Non ha mai conosciuto suo padre e sua madre è una lettrice di tarocchi che l'ha cresciuto in un negozio pieno di candele, incensi e pozioni. E da quando ha dieci anni soffre di attacchi epilettici che riesce a controllare solo ascoltando musica classica ed enumerando i nomi delle costellazioni. A scuola i bulli lo perseguitano senza tregua. Un giorno, mentre fugge dall'ennesimo pestaggio, Alex cade e rotola in un giardino, devastando la siepe. Quando apre gli occhi si trova la canna di un fucile piantata in faccia. A imbracciare l'arma è il signor Peterson, un bislacco e arcigno vedovo. Un uomo solo, con una ferita nel cuore che non ha intenzione di rivelare a nessuno. Fra i due nasce la più improbabile delle amicizie, fatta di coltivazione di sostanze stupefacenti e letture dei romanzi più dissacranti. Ma quando il signor Peterson scopre di avere una grave malattia per Alex giunge il momento di sovvertire tutte le leggi dell'universo e intraprendere il più strambo dei viaggi per aiutarlo...⟫

Ok, queste sono le poche righe che mi hanno così colpito. In realtà nel libro c'è molto di più, e anzi alcune cose dette qui sono in realtà marginali, come il fatto dell'enumerazione dei nomi delle costellazioni, o i presunti "pestaggi" dei bulli... No, non è così brutale la cosa, Alex non viene pestato, o perlomeno non ci viene detto nel libro. Viene però perseguitato, sbeffeggiato da un trio di bulli in particolare che, essendo lui palesemente "diverso", non lo lascia in pace un attimo e non perde occasione per fargli pesare la cosa. Alex però è intelligente, molto intelligente per la sua età, e soprattutto maturo, e questo lo aiuterà in futuro e soprattutto gli darà la possibilità di diventare amico del signor Peterson, secondo grande protagonista di questo libro e senza la cui presenza il tutto non avrebbe senso. Infatti la storia si focalizza proprio sul rapporto tra Alex e il signor Peterson. Quest'ultimo dapprima burbero e scontroso (anche perché l'evidenza è che Alex gli ha distrutto la serra!), diventerà piano piano più "morbido" e avvicinabile e tra i due nascerà una vera amicizia. Il signor Peterson non va tanto per il sottile quando deve parlare ad Alex o dargli una lezione di vita e non risparmia termini volgari e parolacce che stridono con il vocabolario del ragazzo, creando un contrasto nella scrittura "coloritamente" ben assortito. Leggere questo libro è davvero un piacere, le cose che capitano sono spesso divertenti, sicuramente coinvolgenti. Talvolta però decisamente serie o drammatiche. Si scoprirà il motivo per il quale Alex soffre di attacchi epilettici dall'età di 10 anni, e soprattutto si capirà qual'è questa malattia del signor Peterson citata nella trama, che porterà inevitabilmente la storia ad uno svolgimento del tutto inaspettato ma egualmente geniale e pieno di significato. Il tutto sempre con sullo sfondo citazioni e titoli di tutti i libri di Kurt Vonnegut, scrittore in assoluto preferito del signor Peterson il quale lo farà conoscere ed apprezzare anche ad Alex, che nel corso della storia creerà anche un gruppo di lettura molto particolare... Ma non vi voglio dire altro!

La storia è piena di episodi e come ho detto vi strapperà più di una risata (e forse chissà, magari anche qualche lacrima)... Il signor Peterson è davvero un personaggio di cui godere dall'inizio alla fine anche se, ovviamente, il vero protagonista è Alex. Le vicende si svolgono nell'arco di 7 anni, infatti Alex alla fine del libro avrà 17 anni. Altro non vi voglio proprio dire! Solo un consiglio: se vi ho un po' incuriosito, se vi piace il titolo, la trama, la copertina, che ne so, qualsiasi cosa, non pensateci troppo, leggete questo libro e vedrete che non ve ne pentirete! Se invece lo avete già letto e volete commentare qui sotto fate pure! Ah, ultimissima cosa: Gavin Extence è uno scrittore inglese classe 1982, all'esordio con questo romanzo. Quindi beh, un'altra nota più che positiva direi! E speriamo che scriva altri libri di questa intensità!

51WSGsZU5MLSulla scia positiva de L'anno della lepre, ho deciso di leggere immediatamente anche questo altro libro di Arto Paasilinna che avevo acquistato subito dopo, e sono contento di averlo fatto perchè anche in questo caso, il libro mi è piaciuto tantissimo, forse più ancora della storia di Vatanen e della sua lepre. Nei Piccoli suicidi tra amici Paasilinna tratta il tema tragico del suicidio in Finlandia, a quanto pare ad altissimi livelli, in maniera ovviamente pungente e provocatoria, lasciando al lettore la storia tragicomica di un gruppo di individui depressi, vinti, sfiniti e sfiancati che decidono di porre termine alla loro vita.

Tutto ha inizio quando il direttore Rellonen, reduce da 5 fallimenti, decide di suicidarsi e, pistola alla mano, si reca in un capanno dietro alla sua villa sul lago per perpetrare l'insano gesto. Ma all'interno del capanno incontrerà un altro disperato, il colonnello Kemppainen, che sta tentando di fare la stessa cosa ma con una corda al collo. Rellonen "salverà" Kemppainen e da questo evento inizierà una storia davvero incredibile. I due non abbandonano l'idea di suicidarsi, ma semplicemente la posticipano, decidendo di creare un gruppo di aspiranti suicidi provenienti da tutto il paese, mettendo addirittura un'inserzione sul giornale! Ovviamente le risposte all'improbabile annuncio fioccheranno (oltre 600) e a causa di questo i due decidono di trovare una "segretaria" poter poter rispondere adeguatamente a tutti. Lo faranno cercando la candidata proprio tra le lettere arrivate. Si unirà alla coppia quindi la vice preside Puusaari, che li aiuterà nell'impresa di rispondere ai disperati e organizzare un evento per poterli incontrare personalmente, un vero e proprio raduno di aspiranti suicidi. Naturalmente saranno centinaia le persone che si presenteranno al raduno, organizzato con tanto di pranzo, catering, relatori e tutto il resto. Qui si creerà un gruppo di circa 30 persone che rimarranno fino alla fine e saranno le persone che avranno ancora "voglia" di suicidarsi, nonostante durante la giornata la maggior parte di questi disperati abbia cambiato idea.

L'avventura "vera" parte essenzialmente qui, e non voglio spoilerare niente come al solito, vi basti sapere che inizieranno una serie di peripezie in giro per la Finlandia, a bordo di un pullman guidato da uno degli aspiranti suicidi, verso l'obiettivo ultimo, ovvero il suicidio di gruppo. Ci saranno siparietti divertenti, equivoci, violazione della legge, incontri e situazioni surreali, drammi familiari e chi più ne ha più ne metta, sempre con sullo sfondo una Finlandia rurale che ci accompagna per tutto il viaggio. Verranno raccontate alcune delle vite di questi personaggi disperati e le loro disavventure, ma soprattutto emergerà che alla fine, forse vivere non è poi così tanto male... Il vero senso di questo bel libro è proprio questo: meditare su un tema si drammatico ma farlo in modo da mettere le persone di fronte alla domanda più importante: ma ne vale davvero la pena?

Se conoscete o no Paasilinna, questo libro ve lo consiglio vivamente. Divertente e profondo come al solito. Pungente, a volte ironico, pur nel dramma e nella disperazione riesce a creare l'usuale carosello di personaggi surreali e situazioni al limite della realtà. Consigliato, si, consigliatissimo!

Dello stesso autore su #sipregadileggere:
L'anno della lepre

ISBN887091040_1Ho, finalmente, letto questo libro che cercavo da tempo e di cui ero davvero molto curioso. Incuriosito per la verità proprio dall'autore, Arto Paasilinna, e dai suoi titoli di cui ho letto penso quasi tutte le trame, ma volevo leggere questo perchè è forse il suo capolavoro, o comunque il suo titolo più venduto e conosciuto. Bene, l'ho fatto e ne sono davvero molto ma molto felice! Intanto perchè ho scoperto un autore che mi piace tantissimo e di cui sto già leggendo un altro libro (poi ve ne parlerò), e poi perchè la storia qui raccontata fila via liscia come l'olio pur essendo densa di avvenimenti, scorre "leggera" a tratti ma mai priva di significato, a volte più evidente, a volte meno...

Vatanen, il protagonista, è un giornalista e sta viaggiando in auto con il suo collega fotografo, con il quale da poco ha avuto una lite e per questo se ne stanno in silenzio. Stanno passando in una strada costeggiata da foreste a sud della Finlandia, all'imbrunire. Così, il fotografo, che conduce il veicolo, non riesce a vedere, e quindi schivare in tempo, una lepre che sta al centro della carreggiata. Questa si butta di lato ma urta comunque il parabrezza della vettura. Poi sparisce nel bosco. L'auto si ferma, i due scendono e Vatanen entra nel fitto, tra gli alberi, a cercare la lepre che troverà pochi metri più in la, dolorante con una zampa rotta e molto spaventata. La calmerà tra le sue braccia, le steccherà e fascerà la zampa rotta mentre lei piano piano si placherà e si abbandonerà tranquilla all'uomo. Tutto questo mentre il fotografo chiama Vatanen e lo minaccia di andarsene se non si fosse mosso a tornare... E qui c'è la svolta, sia nel racconto che nella sua vita. Vatanen non ascolta il collega e si inoltra nel bosco con la lepre. Sparisce, decide di cambiare vita, di abbandonare tutto il suo passato, il lavoro, gli amici, la moglie, la casa, tutto... E il viaggio di Vatanen ha inizio, sia quello esteriore che soprattutto interiore...

Nelle 200 pagine di questo libro ne succedono davvero di tutti i colori, sono molti i personaggi che Vatanen incontrerà sulla sua strada tra il sud e il nord della Finlandia, gente semplice, preti, folli, ubriaconi, famiglie generose, alienate, militari, spacconi, delegazioni governative, ma lo farà sempre con lo spirito di una libertà ritrovata, di un istinto puro, in una nuova vita naturale che, grazie alla lepre, ha potuto assaporare. La lepre è si un animale in senso "concreto" che diventerà anche un grande amico di Vatanen, come fosse un cagnolino, ma è anche e soprattutto un simbolo: il simbolo della libertà, della vita selvaggia nella natura, del non-vincolo con nulla al di fuori del ciclo delle stagioni. Lepre che, in almeno 3 occasioni, cercheranno di portargli via, e anche in questo caso il parallelismo lepre-libertà trovo possa calzare a pennello... Trovo molto profondo a tratti il racconto, ma non voglio dirvi più di tanto perchè altrimenti vi rovinerei la sorpresa! 🙂

Concludo semplicemente dicendo che questo è un libro che regalerei al mio migliore amico o a mia sorella, perchè sono certo possa piacere e sorprendere, perchè Arto Paasilinna è anche e soprattutto uno scrittore che sorprende, nella semplicità o nella follia, e me ne sto accorgendo con quello che sto leggendo adesso, ma di questo ve ne parlerò la prossima volta 😉

Leggete Arto Paasilinna! Leggete L'anno della lepre! Evviva le lepri! 🙂

Dello stesso autore su #sipregadileggere:
Piccoli suicidi tra amici

Righetto_La_pelle_dellorso

Ho acquistato questo libro in eBook un paio di mesi fa, non ricordo esattamente quando, ma faceva parte delle offerte del giorno di Amazon, la trama mi aveva incuriosito e per il prezzo molto basso ho deciso di prenderlo e lasciarlo sul mio scaffale virtuale per futura lettura...
La scorsa settimana, dando un'occhiata ai miei titoli digitali, ho ritrovato questo libro e, memore della mia curiosità in fase di acquisto, ho deciso di leggerlo.

Devo dire che sin dalle prime pagine la storia mi ha subito coinvolto e anche commosso. La storia di questo ragazzino, Domenico, di 12 anni a cui da poco è mancata la madre, e del suo rapporto duro con Pietro, il padre, che quasi lo ignora, e non ha per lui nessun gesto di affetto; un padre distante, assente, spesso ubriaco. Beh, mi ha colpito davvero.

Il messaggio che "passa" nel corso della storia è quello di un ritrovato rapporto con il genitore, attraverso la caccia all'orso del titolo, animale che terrorizza le dolomiti, un orso che non è come tutti gli altri, ma molto più grosso e feroce tanto da guadagnarsi l'appellativo di el diaòl (il diavolo). Poco a poco torneranno le parole gentili e i gesti di affetto per Domenico, anche se molto grezzi, e tornerà nel suo cuore la gioia e la felicità di essere amato e considerato come un figlio, fino all'orgoglio di essere quel figlio.

Ma oltre al rapporto ritrovato, nel romanzo si coglie anche la voglia di riscatto di Pietro stesso, il quale vive un periodo devastante da dopo la morte della moglie e tutti in paese ormai lo considerano un buono a nulla e un ubriacone. Da persona burbera e schiva raccoglie la sfida e decide che sarà lui a catturare l'orso di cui tutti parlano e che sta facendo danni e uccidendo il bestiame. E con Domenico partirà per i sentieri sui monti, tra foreste e radure, lunghe camminate sfiancanti, soprattutto per il figlio, il quale però non si lamenterà mai pur di star dietro al padre che finalmente lo tratta di nuovo come un figlio.

Il libro è breve, si legge in un paio di sessioni diciamo, ma merita davvero. Non svelerò ovviamente altri retroscena ma ci tengo a precisare che non è un libro sulla caccia! Lo preciso perchè ho letto in giro di gente che si indignava del fatto che si parlasse della caccia ad un orso così, diciamo, impunemente... Non è quello il fulcro della vicenda, ma qualcosa di molto più profondo. Fino all'ultima commovente riga.

Matteo Righetto è un altro giovane autore italiano (in questo periodo mi sto specializzando :)) di cui mi vanto aver letto questo libro. Terrò sicuramente d'occhio in futuro le sue pubblicazioni e intanto vi invito davvero caldamente a leggere questo lavoro.

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COVER-LA-GIOSTRA-DEI-FIORI-SPEZZATIHo finito qualche sera fa di leggere questo libro di Matteo Strukul, uscito da un paio di mesi, ed ho deciso di pubblicare subito il mio commento 🙂

Innanzitutto devo dire che quando l'ho visto in libreria mi hanno immediatamente colpito molto sia il titolo e che la copertina, secondo me davvero bellissimi entrambi. Non l'ho subito comprato, ma ne ho scattata una fotografia come promemoria. Un paio di settimane fa circa, in Mondadori facevano lo sconto 15% su tutti i libri di genere Noir, Horror e Thriller e quindi ne ho approfittato tirandogli una riga sulla mia wishlist 😉

Il libro in questione è ambientato nella Padova di fine '800, quindi un'ambientazione una volta tanto italiana; c'è un serial killer che uccide in maniera efferata (l'Angelo Sterminatore del sottotitolo) e a tentare di acciuffarlo un trio davvero particolare: un giornalista de l'Euganeo, un alienista mentale con dipendenza da laudano e un ispettore di pubblica sicurezza. L'ambientazione è davvero molto molto bella, l'atmosfera mi ha ricordato in più momenti quella che ho riscontrato nel classico Lo strano caso del dottor Jeckyl e del signor Hyde, anche se le similitudini si fermano solo all'atmosfera, nient'altro. Il fascino dell'oscuro inverno del 1888 in una cittadina come Padova, il quartiere "povero" del Portello, teatro delle vicende agghiaccianti narrate, la neve, il gelo, il vento sferzante, le carrozze, le lanterne ad olio, insomma, per non spoilerare niente (e infatti non è assolutamente mia intenzione farlo!), vi assicuro che il racconto è davvero molto ben caratterizzato all'interno di un'ambientazione gotica e oscura ma credibile e davvero reale.

C'è da dire che Matteo Strukul ha un modo di scrivere e di descrivere davvero fluido, con una padronanza di linguaggio notevole e un citazionismo per nulla banale, anzi, Google mi ha aiutato più volte ad approfondire certi aspetti narrati 🙂 Del resto Matteo è laureato in giurisprudenza e sicuramente mette in campo parecchie delle sue conoscenze e competenze. Anche il contesto storico è descritto alla perfezione e da questo si capisce che Matteo ha fatto davvero un ottimo lavoro di ricerca prima ancora di mettersi a scrivere.

Naturalmente non posso dirvi come si articola la storia! Anzi, ho letto alcuni commenti relativi a questo libro dove, secondo me, già viene detto fin troppo... Io stesso ho letto un dettaglio prima di leggere il libro di cui poi mi sono pentito, perciò non vi dirò niente. Solo che se amate questo tipo di ambientazioni beh, fate vostro questo libro di un giovane autore italiano che merita senz'altro l'attenzione del grande pubblico. Non ve ne pentirete!

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